Qualche giorno fa molte testate e media hanno ripreso la notizia di un ritorno della peste bubbonica in Cina, scatenando qualche allarmismo. Conosciamo tutti molto bene i tragici episodi susseguitisi nel corso della storia che hanno provocato milioni di morti, raccontati nel dettaglio per esempio da Alessandro Manzoni o da Boccaccio nella nostra letteratura.
Inoltre, la tensione provocata dal Covid-19 tiene tutti particolarmente attenti a determinati argomenti, come appunto la possibilità del diffondersi di una nuova epidemia.
Per fortuna in questo caso non c’è bisogno di troppe preoccupazioni e qualche testata giornalistica si è premurata di spiegare meglio il significato della notizia.
Ad oggi, la peste bubbonica se presa con tempestività è curabile con gli antibiotici, e periodicamente essa riappare in almeno una decina di persone ogni anno. Naturalmente va presa seriamente, e per questo viene predisposta una quarantena delle persone entrate in contatto con gli infetti (quasi mai oltre un centinaio di persone).
A differenza del Covid-19 che è causato da un virus, la peste è invece provocata da un batterio (Yersinia pestis) che viene in contatto con l’uomo per via diretta attraverso la puntura delle pulci dei ratti, o per via indiretta se si viene morsi da un ratto o da altro roditore infetto. Anche i pidocchi dell’uomo possono a loro volta portare al contagio tra individui.
Esistono inoltre tre tipi di peste: a seconda di dove si insedia il batterio essa può essere polmonare, bubbonica e setticemica.
La prima è l’unica contagiosa da uomo a uomo, e provoca difficoltà a respirare e tosse, portando – se non curata – a gravi problemi neurologici ed edema polmonare acuto, che causa la morte.
La peste bubbonica invece causa febbre, nausea, vomito e debolezza, infiammazione delle ghiandole nell’area inguinale e sotto le ascelle, fino alla comparsa dei cosiddetti bubboni.
L’ultima è quella setticemica, che causa una grave infezione delle cellule del sangue, portando a necrosi dei tessuti, che diventano quindi neri e non più vitali.
Naturalmente la malattia, mai del tutto debellata, ha una maggiore probabilità di manifestarsi nelle zone dove vi è una più ampia diffusione dei roditori. La notizia in questione infatti riguarda alcune zone della Mongolia, dove sono molto diffuse le marmotte che spesso vengono cacciate e mangiate.
Inoltre, secondo l’OMS, la malattia è più frequente in Madagascar, Repubblica Democratica del Congo e Perù.
A cura di Alessia Castiglioni