Eccoci nel pieno dell’estate: è finalmente arrivato il momento di rifarsi dai mesi di lockdown e di godersi queste giornate di sole. A tal fine, è necessario tenere bene a mente che la luce solare ha effetti oggettivi sul nostro organismo, e che il bilancio tra vantaggi e svantaggi deve considerare diversi casi a cui non sempre si presta la dovuta attenzione.
Di solito, una delle prime correlazioni che vengono in mente riguarda la vitamina D, che svolge un ruolo chiave nella fissazione del calcio all’interno delle ossa. I raggi ultravioletti infatti ne promuovono la produzione, provocando prima di tutto la reazione del deidrocolesterolo, una provitamina contenuta nella pelle, e trasformandolo in un composto intermedio. Questo passa al sangue e, dopo aver raggiunto fegato e reni, viene “attivato” diventando la vera e propria vitamina D. L’importanza di questo fattore non si esaurisce nella fortificazione del tessuto osseo, ma riguarda anche la sua azione regolatrice nei confronti del sistema immunitario.
Purtroppo, però, a circolare nel sangue per effetto delle radiazioni solari talvolta non è qualcosa di positivo: può succedere che si tratti di cellule tumorali. L’energia trasportata dai raggi ultravioletti, se assorbita dal DNA di una cellula per un periodo di tempo eccessivo, può spezzare i legami che tengono insieme la doppia elica nucleotidica e instaurarne di nuovi, sconvolgendo la struttura del patrimonio genetico. La cellula in tal modo mutata, riproducendosi per mitosi, dà poi origine ad una massa di cellule degeneri, il tumore, che nel caso della pelle prende il nome di melanoma. Questo si presenta come un neo di forma e colore anormali, ma se non asportato continua a crescere in profondità, similmente ad una radice che si allunga attraverso lo spessore della pelle. Il melanoma è benigno finché non sconfina nel derma, lo strato cutaneo intermedio, dopodiché diventa aggressivo: entrando in contatto con i vasi sanguigni di cui il derma è ricco, le cellule tumorali vengono rilasciate nel sistema circolatorio, provocando l’insorgere di una metastasi. Il fenomeno può verificarsi indipendentemente dalla propensione della pelle a scurirsi: la produzione di melanina, responsabile dell’abbronzatura, viene stimolata per schermare le cellule dai raggi UV, ma non può in nessun caso garantire una copertura totale. È per questo che è imperativo fare uso di una protezione adeguata, anche per sventare conseguenze meno gravi quali le comuni scottature (eritemi solari). Quello solare è un eritema di tipo attivo, determinato cioè da un aumento della affluenza di sangue nella zona foto-esposta: le arteriole interessate subiscono vasodilatazione, permettendo a globuli rossi carichi di ossigeno e ai globuli bianchi di intervenire in massa sull’infiammazione, ragion per cui la pelle assume il caratteristico colore rosso vivo.
In ogni caso, il sole ha un potere vasodilatatore anche a prescindere dall’eventuale presenza di eritemi, il che può dare luogo anche ad effetti positivi: agendo su nitriti e nitrati contenuti nella pelle umana promuove la formazione di ossido nitrico, un ottimo vasodilatatore capace di abbassare la pressione e ridurre il rischio cardiovascolare.
È quindi indubbio che l’esposizione al sole garantisca notevoli vantaggi, ma per non rinunciarvi occorre prendere consapevolezza dei rischi di un’esposizione non protetta e prolungata e fare in modo di prevenire i danni.
A cura di Enrico Forte