Un medico fetale, un neurochirurgo, una specialista in chirurgia dei trapianti e un cardiochirurgo: sono questi i quattro protagonisti di “The Surgeon’s Cut”, nota in Italia come “Geni della chirurgia”, la nuova docu-serie disponibile da dicembre su Netflix e prodotta da BBC Studios. In pochi ma intensi episodi sono raccontate le storie e le vite di quattro famosi e talentuosi chirurghi, tutti pionieri nel loro specifico campo.
Anche se una serie che affronta il tema della chirurgia potrebbe non appassionare i più, apparire troppo delicato o sembrare di difficile trattazione, è bene darle una chance a prescindere dalle proprie conoscenze e reali interessi: scene di interviste, in cui gli stessi chirurghi si raccontano in prima persona, si alternano ad altre di vita privata e ad altre ancora davvero sensazionali, oltre che non censurate, di interventi in sala operatoria. Lo stesso James Van der Pool di BBC Studios l’ha definita “una visione profondamente toccante della chirurgia nel 21° secolo”: nulla di più vero, considerato che dopo altri documentari di successo dello stesso genere (Lenox Hill, rilasciata sempre da Netflix a giugno), la serie esce in un delicato momento storico in cui l’attenzione per la scienza e la medicina ha raggiunto livelli inimmaginabili.
Il primo episodio, “Vite salvate prime della nascita”, fornisce tra l’altro interessanti spunti di riflessione sul ruolo del sangue nella pratica clinica, che possono incuriosire anche un comune donatore di sangue (Attenzione: seguono spoiler).
Protagonista è il dottor Kypros Nicolades, medico di origine greco-cipriota, professore al King’s College di Londra. Con i suoi studi e scoperte ha rivoluzionato negli ultimi trent’anni il campo della medicina fetale, sviluppando innovativi metodi di screening prenatali e di terapia fetale per complicazioni come la sindrome da trasfusione feto-fetale (FFTS). Questa situazione anomala si presenta quando feti che condividono la stessa placenta, l’annesso embrionale che permette lo scambio di sostanze nutritive e l’eliminazione di sostanze di scarto grazie ai vasi sanguigni che percorrono il cordone ombelicale, ricevono quantità ineguali di sangue: un gemello ne riceve troppo, l’altro troppo poco, compromettendo le funzionalità cardiache di entrambi. Infatti, ricevendo poco sangue, è impedita la normale crescita del feto che quindi risulterà più “piccolo” del normale; ricevendone troppo, al contrario, il cuore non sarà in grado di “pompare” tutto il sangue ricevuto. Il dottor Nicolades è quindi ripreso mentre interviene su una futura madre (sveglia e cosciente durante l’operazione) inserendole direttamente nella pancia una sonda in grado di emettere un laser che chiuderà i punti di congiunzione dei vasi sanguigni del feto donatore e del feto ricevente: in questo modo il sangue seguirà il giusto percorso e si distribuirà ugualmente nei due gemelli. Quasi sempre, però, il feto che era stato precedentemente privato di sangue muore poco dopo l’operazione. L’altro ha più possibilità di sopravvivere ma non è esente da ogni rischio: la morte del gemello può infatti provocare un’emorragia tale da rendere necessaria una trasfusione di sangue inserendo l’ago direttamente nel suo cuore.
Gli episodi successivi propongono le storie di due medici americani: il neurochirurgo Alfredo Quinones-Hinojosa e la dottoressa Nancy Ascher, specialista in chirurgia dei trapianti e la prima donna ad aver eseguito un trapianto di fegato. L’ultimo racconta invece l’esperienza del dottor Devi Shetty, cardiochirurgo e fondatore di uno dei più grandi centri medici del mondo in India.
(A cura di Francesca Genoni)