La trombosi è una malattia cardiovascolare e si caratterizza per la formazione di trombi nei vasi sanguigni.
Con ‘’trombo’’ si identifica una massa solida costituita da fibrina contenente piastrine, globuli rossi e bianchi, che si forma nel processo di coagulazione del sangue all’interno di un sistema cardiovascolare non interrotto. Queste masse possono formarsi in qualsiasi punto del sistema cardiovascolare, sono sempre ancorate alle pareti del vaso e ostruiscono o rallentano la normale circolazione sanguigna. La condizione peggiora quando i trombi vanno ad occludere grossi vasi arteriosi, privando di ossigeno e nutrimento parti di organi vitali fino a causare la necrosi (alterazione funzionale irreversibile dell’organo).
A seconda del tipo di vaso coinvolto si parla di trombosi arteriosa o venosa. Le trombosi venose sono più frequenti e si localizzano maggiormente negli arti inferiori, vengono distinte in Trombosi Venosa Profonda (TVP) se la formazione di trombi avviene nelle vene profonde, generalmente delle gambe, e Trombosi Venosa Superficiale, se avviene nelle vene superficiali.
In caso di Trombosi Venosa Superficiale o ‘’tromboflebite’’, il trombo interessa una vena infiammata posta appena sotto la cute e porta ad una stasi circolatoria con comparsa di edema, cioè un accumulo di liquido negli spazi tissutali, causando un anomalo rigonfiamento lungo la vena ed una reazione infiammatoria acuta. È generalmente conseguenza di uno o più fattori di rischio, come vene varicose, terapie con estrogeni, fumo, obesità, sedentarietà e gravidanza.
Più critica è la condizione di Trombosi Venosa Profonda, poiché il trombo evolvendo variamente, talora anche disgregandosi, può portare alla formazione di ‘’emboli’’ che danno luogo ad una tromboembolia.
La Tromboembolia venosa (TEV) si riferisce al distaccamento del trombo o di un frammento di esso, che migra nel circolo ematico, generalmente raggiungendo il cuore destro e da qui un vaso sanguigno polmonare, ostruendo il flusso ematico verso una porzione del polmone stesso (Embolia polmonare), con esiti fatali a seconda della grandezza dell’embolo.
Poiché quasi tutte le masse trombotiche possono staccarsi e diventare embolo, la TVP viene anche chiamata ‘’Malattia Tromboembolica’’.
Altre preoccupanti conseguenze sono la carenza di afflusso di sangue all’arto inferiore, un’insufficienza venosa cronica, una diminuzione o interruzione dell’apporto di sangue (ischemia) in un distretto corporeo, che se non ripristinata porta alla compromissione degli organi coinvolti (per esempio infarto o ictus).
Alla base della trombosi possono esserci molteplici fattori scatenanti, i principali sono tre e sono rappresentati nella cosiddetta ‘’Triade di Virchow’’
– Danno endoteliale, ovvero un trauma a carico del rivestimento venoso
– Ipercoagulabilità del sangue, in seguito ad alcune condizioni come tumori o patologie ereditarie, che causano un processo di coagulazione anche quando non dovrebbe avvenire;
– Stasi o turbolenza del flusso sanguigno
Il rischio di Trombosi Venosa Profonda non può essere eliminato completamente, può però essere ridotto in diversi modi, ad esempio facendo attività fisica giornaliera e utilizzando dispositivi di compressione pneumatica intermittente. È inoltre importante non sottovalutare la sintomatologia, anche se si presenta in forma lieve, alcuni esempi: dolore in corrispondenza di una vena, arrossamenti visibili, sensazione di calore e bruciore, mancanza di fiato o tachicardia.
A cura di Marta Pieretti